sabato 16 agosto 2008

Palme da neve

Piccole storie di giardini sensibili


“La natura è un libro che va aperto e assecondato”, ci sussurra Paolo Basetti giardiniere specializzato di Boboli, che negli ultimi venti anni è riuscito a far rivivere la “Botanica superiore”, un gioiello verde racchiuso nello scrigno del giardino mediceo. E l'ha fatto studiando i libri che ne descrivevano l'antico assetto, spulciando i cataloghi botanici, sperimentando giorno dopo giorno il reinserimento delle piante in loco, stagione dopo stagione, con perizia e pazienza. Così oggi la “Botanica superiore”, che Basetti ama definire “un giardino sensibile”, è tornata ad essere lo storico “Giardino degli Ananassi”, con vasche e vialetti dove ogni estate rifioriscono le idrangee da collezione, spinano le cactaceae e soprattutto si “allargano” un centinaio di palmette delle varietà più particolari. Ed è qui la curiosità. Quando Paolo si confrontò con questa specie dovette fare due conti: per la mancanza di serre riscaldate era necessario accontentarsi delle serre fredde che possono sì proteggere dai rigori dell'inverno, ma fino ad un certo punto. E qui il colpo di genio: “Studiando i testi ho capito di aver davanti un limite che poteva aprirmi un mondo – spiega Basetti - . Mi sono accorto, consultandomi con specialisti del settore, che in natura ci sono alcune palme che crescono ad altitudini diverse e situazioni meteorologiche delle più disparate. Questa constatazione mi ha consentito di attenermi alle specie originali descritte nei cataloghi storici, andando però a reinserire solo quelle varietà che potessero risultare acclimatabili al giardino attuale”. Così, dopo lunghe ricerche tra collezionisti e vivaisti specializzati, ha fatto il suo ingresso al giardino la Sabal minor, una palmetta straordinaria originaria degli Stati Uniti che con la neve, grandine o gelo non ha cenni di cedimento. Unica pecca: ha una crescita lentissima, dopo dieci anni di vita è rimasta pressappoco invariata. O l'esuberante Livistona chinensis che raggiunge dimensioni ragguardevoli, oppure la Liubea chinensis, una palma monumentale che era propria del “giardino romantico”, della quale il giardiniere è già riuscito ad acclimatare una pianta a terra e un'altra, poco più piccola, è già pronta per il “grande salto” nel “giardino sensibile” di Paolo Basetti .

Giulia Premilli
pubblicato da Corriere Fiorentino

venerdì 15 agosto 2008

Orchidee da collezione

Belle e rare
orchidee da collezione


Siamo di fronte ad uno di quegli eccentrici intenditori che amano circondarsi di cose rare. Parliamo di Francesco Piga, un fine botanico toscano, che da più di 20 anni si diletta a collezionare orchidee rare. Nella sua serra privata più di mille varietà sbocciano tutto l'anno. Oltre alla rarità stupisce l’inaspettato aroma: effluvi alla vaniglia si assommano agli agrumati fino al più incisivo sandalo. Tra le varietà pregiate la Neofinetia Falcata, minuta orchidea detta “dei Samurai”, proveniente dai giardini dell’imperatore giapponese. Normalmente si presenta con delicate infiorescenze bianche: nella serra di Piga ne fiorisce invece una rara varietà aranciata, frutto della ricerca spasmodica del nostro collezionista. A fargli da contro altare l’Ascocentrum Ampullaceuma, una pianta curiosa a forma di pannocchia, dall’insolita fioritura viola, che ricorda l’effige d’insetti vivaci che si rincorrono tra le foglie. E infine la vistosa Cattleya Speciosissima dai fiori vellutati e dal profumo intenso e agrumato. Una delizia per intenditori che, per il loro pregio, una o due volte l'anno vengono esposte nei giardini dell'Orto botanico di Firenze.